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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 27
 
originale
 
27. Ac dum religiosum scrupulum partim apud meum sensum disputo, partim sacratorum consiliis examino, novum mirumque plane comperior: deae quidem me tantum sacris imbutum, at magni dei deumque summi parentis invicti Osiris necdum sacris inlustratum; quanquam enim conexa, immo vero unita ratio numinis religionisque esset, tamen teletae discrimen interesse maximum; prohinc me quoque peti magno etiam deo famulum sentire deberem. Nec diu res in ambiguo stetit. Nam proxuma nocte vidi quendam de sacratis linteis iniectum, qui thyrsos et hederas et tacenda quaedam gerens ad ipsos meos lares collocaret et occupato sedili meo religionis amplae denuntiaret epulas. Is ut agnitionem mihi scilicet certo aliquo sui signo subministraret, sinistri pedis talo paululum reflexo cunctabundo clementer incedebat vestigio. Sublata est ergo post tam manifestam deum voluntatem ambiguitatis tota caligo et ilico deae matutinis perfectis salutationibus summo studio percontabar singulos, ecqui vestigium similis ut somnium. Nec fides afuit. Nam de pastophoris unum conspexi statim praeter indicium pedis cetero etiam statu atque habitu examussim nocturnae imagini congruentem, quem Asinium Marcellum vocitari cognovi postea, reformationis meae alienum nomen. Nec moratus conveni protinus eum sane nec ipsum futuri sermonis ignarum, quippe iam dudum consimili praecepto sacrorum ministrandorum commonefactum. Nam sibi visus est quiete proxima, dum magno deo coronas exaptat, * * * et de eius ore, quo singulorum fata dictat, audisse mitti sibi Madaurensem, sed admodum pauperem, sui statim sua sacra deberet ministrare; nam et illi studiorum gloriam et ipsi grande compendium sua comparari providentia.
 
traduzione
 
Mentre cercavo di risolvere questi dubbi religiosi riflettendo un po' con me stesso, un po' parlandone ai sacerdoti, venni a scoprire una cosa del tutto nuova per me e veramente stupefacente, cio? che io ero iniziato soltanto ai misteri di Iside ma non ancora a quelli dell'invitto Osiride, il padre sommo di tutti gli dei e per quanto i legami tra questi due culti fossero molto stretti, anzi tali da formare un'unica religione, tuttavia in fatto di iniziazione la differenza era grande; di qui dovevo aspettarmi d'esser chiamato a servire anche questo grande dio. La cosa non tard? ad essermi confermata: la notte seguente, infatti, m'apparve in sonno uno dei sacerdoti; indossava i sacri paramenti di lino e reggeva dei tirsi, delle corone d'edera e altri oggetti che non mi ? lecito nominare e che venne a depositare proprio davanti alla mia casa. Poi sedette sulla mia sedia e ordino di preparare il banchetto per la grande consacrazione. Per indicarmi poi un segno sicuro di riconoscimento egli mi fece notare che, per il tallone sinistro incurvato, aveva un'andatura strascicata e claudicante. Di fronte a una cos? evidente manifestazione della volont? divina in me si dissip? ogni ombra di dubbio e appena ebbi concluse le preghiere mattutine di saluto alla dea, con la massima attenzione mi misi a esaminare ad uno ad uno tutti i sacerdoti per vedere se ce n'era qualcuno che camminasse come quello apparsomi in sogno. E la mia speranza non fu delusa. Infatti vidi che uno dei pastofori, non solo per il piede ma anche per tutto il resto, la statura, il portamento, corrispondeva perfettamente all'immagine apparsami in sogno. Seppi poi che si chiamava Asinio Marcello, un nome che in qualche modo ricordava la mia metamorfosi. Senza indugiare lo abbordai subito ma egli gi? sapeva quello che stavo per dirgli in quanto a sua volta era stato avvertito da un'analoga visione, che avrebbe dovuto provvedere alla mia iniziazione. Anch'egli, infatti, la notte precedente aveva fatto un sogno: mentre stava preparando le corone per il grande dio, questi con la sua stessa bocca con la quale fissa il destino di ciascuno di noi, lo aveva informato che sarebbe venuto da lui un uomo di Madaura, povero in verit?, ma che egli avrebbe dovuto senza indugio iniziare ai sacri misteri: dalla divina provvidenza a quell'uomo era stata riservata la gloria delle lettere e a lui un guadagno notevole.
 

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